Back to top

Le radici di Bormio tra le sue vie

Bentornati, amici di Inbormio, all’appuntamento con le nostre news!

Ricordate? La settimana scorsa vi abbiamo dato qualche spunto per trascorrere giornate piacevoli tra la natura della nostra bellissima Bormio: tra sentieri da percorrere tra le montagne o una giornata tra la flora rigogliosa del giardino botanico cittadino c’è davvero l’imbarazzo della scelta.

Questa settimana, invece, vi raccontiamo un po’ di storia! La nostra comunità, infatti, ha radici molto antiche e una passeggiata tra le stradine del nostro centro storico lo dimostra.

Bormio, infatti, vanta una storia secolare che vale la pena conoscere.

Partiamo dal nome, che ha un’etimologia interessante: la denominazione Bormio ha un’ origine non troppo chiara e intorno alla quale ci sono ancora controversie “linguistiche”. Alcuni sostengono che derivi dall’aggettivo tedesco ‘warm ossia caldo – che rimanda, quindi, alle acque termali che hanno reso famosa nei secoli la cittadina; altri, invece, credono che il nome della località valtellinese si ispiri alla divinità Borvo (o Bormo), cui erano dedicate numerose località termali.

Storici e studiosi ritengano che i primi cittadini bormini fossero di origine etrusca; successivamente, l’epoca romana riporta pochissime testimonianze della comunità – che pare fosse, ad ogni modo, un centro piccolissimo e tranquillo, dedito ad attività agricole e di pastorizia. Apprezzatissime già allora le fonti di acqua termale, citate dall’autore Cassiodoro: in una epistola al re ostrogoto Teodato, egli loda le proprietà benefiche delle “acquae Burmiae” e lo invita a raggiungere la località per rilassarsi.

Importante crocevia commerciale in epoca medievale, Bormio ottiene enormi vantaggi e ritorni economici che fanno sì che diventi un centro importante della Valtellina.

Alcuni documenti che ci raccontano ancora di Bormio risalgono al 1300 circa e riguardano l’urbanistica: pare, infatti, che la vecchia Bormio fosse suddivisa in 5 contrade, oggi ancora riconoscibili passeggiando tra i caratteristici vicoletti del centro storico. Sulle facciate di molte case è possibile ammirare dei magnifici portali in legno finemente intarsiati, sormontati da affreschi sapientemente restaurati. Nel XIV secolo, inoltre, Bormio era conosciuta come la “cittadina delle torri”. Delle 32 presenti in origine ne rimangono solo 3: la Torre degli Alberti, la torre che sormonta Palazzo dei Simoni – sede del museo civico di Bormio – e la torre della Bajona che, insieme al Kuerc, rappresenta il simbolo della città.

La Torre degli Alberti, situata nel cuore del centro storico, è alta ben 24 metri e nel passato è stata dimora di ospiti illustri: Bianca Maria Sforza (1493) e Ludovico il Moro (1496) e l’Arciduca d’Austria (1623) tra gli altri che hanno potuto godere del bellissimo panorama che la costruzione offre su Bormio e sulle montagne circostanti. È possibile ancora ammirare la pietra grigia dell’esterno, così come le feritoie – ancora in ottime condizioni – utilizzate per gli appostamenti di arcieri e sentinelle in epoca medievale. Per accedere alla torre, tappa d’obbligo è Palazzo dei Simoni: antica dimora di una nobile famiglia bormina, la casa ospita oggi le 13 sale che costituiscono il Museo Civico di Bormio. Qui è possibile tuffarsi nella storia del piccolo paese: più di tremila pezzi – tra utensili, opere lignee, quadri, affreschi, oggetti bellici e di uso comune – vi racconteranno la storia plurisecolare della nostra comunità.

Il Kuerc, iconico punto d’incontro di Bormio, era – ed è ancora oggi – l’ agorà della città: qui, in passato, venivano indette adunanze pubbliche, affissi decreti e informazioni utili alla popolazione. Il cuore pulsante della località, insomma, che ancora oggi conserva il “compito” di riunire tutti i bormini (e non!). A sovrastare questo luogo importantissimo c’è la torre della Bajona (o delle Ore): l’enorme campana ospite della costruzione era utilizzata, in passato, per richiamare l’attenzione dei cittadini. Il suono, udibile fino alle valli circostanti, era forte e nitido. Si narra che nel 1376, a causa dell’invasione di Bormio da parte delle truppe viscontee, la campana venne suonata così forte e per così tanto tempo che cadde rovinosamente dalla torre, andando distrutta e arrecando ulteriore sconforto alla comunità bormina. Riportata gli antichi fasti, oggi la campana è uno dei simboli della città. “Sopravvissuta” anche ad un grave incendio, la torre oggi può essere ammirata in tutto il suo splendore dopo un restauro importante: lo stemma del comune di Bormio sovrasta la piazza sottostante coi suoi colori brillanti.

Tanti anche gli edifici religiosi che meritano una visita. L’ antichissima Chiesa Collegiata – risale all’ anno 824 ed è dedicata ai santi protettori della città, Gervasio e Protasio. La chiesa è arricchita da statue, altari e affreschi risalenti al periodo barocco che meritano una visita.

La chiesa di Sant’Antonio, meglio conosciuta come Santo Crocifisso, è una chiesa che si erge nella contrada più antica di Bormio. Luogo di culto per tutti coloro che credono nel miracolo del Santo Crocifisso, è da sempre luogo di preghiera dei bormini. Il Santo Crocifisso è un crocifisso di legno di un artista anonimo che è venerato dalla comunità e che, ogni anno, viene portato in processione per le vie di Bormio: una tradizione sentitissima, che raccoglie sempre la partecipazione di tantissimi fedeli e curiosi.

Durante una passeggiata nei boschi di Bormio potrete vedere inoltre la Chiesa del Sassello e quella di santa Barbara, immerse nella natura e con la conformazione tipica delle cappelle di campagna: costruite in pietra con una struttura semplicissima, presentano affreschi e oggetti sacri antichi.

Venite a trovarci e passeggiate per le strade di Bormio: ne varrà la pena! Per qualsiasi informazione, non esitate a contattarci.

Post a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *